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Lo scandalo Parmalat minaccia Berlusconi

di Clare Doyle

I lavoratori della principale “Enron europea” in Italia ,la Parmalat, non nutrono nessuna simpatia per quelli che chiamano i “magnifici otto” ora rinchiusi nel famoso carcere di San Vittore a Milano.

Fra di loro c’è il fondatore e dirigente aziendale del principale colosso alimentare italiano la Parmalat , Calisto Tanzi, e cinque altri direttori–passati e presenti. Inoltre tra gli arrestati e ‘regolarmente interrogato ' una delle due guide della ditta di contabilità della compagnia, Grant Thornton. Le attività fraudolente di questa banda e senza dubbio anche di altri ‘associati' hanno portato la compagnia al fallimento ed al limite del crollo.

Appena successo il fatto, il Presidente della Parmalat in Venezuela, mente e braccio della finta compagnia offshore ha promesso di farsi interrogare e non nascondersi (dicendo “io non sono Bin Laden”!). Fuori dell'ufficio del Procuratore di Parma, lunedì (5 gennaio) uno dei principali sospettati, l’ ex direttore finanziario Fausto Tonna, ai giornalisti che lo circondavano ha detto in uno stile da mafioso: “Vi auguro una morte lenta e dolorosa a voi e alle vostre famiglie!”

Più le indagini vanno avanti più si viene a scoprire una rete estesa dietro alla scomparsa di 10 miliardi di dollari in un “buco nero”, più di 36,000 lavoratori di 139 ditte mondiali legate alla Parmalat sono minacciati dalla perdita del posto di lavoro (i miliardi mancanti sono equivalenti a quasi 1% del PIL italiano!).

La nave ammiraglia del capitalismo italiano

La compagnia è cresciuta in 40 anni passando da una piccola salumeria a conduzione familiare a divenire l'ottava più grande compagnia in Italia ed una delle navi ammiraglie del capitalismo italiano. Ora opera in 30 paesi imballando e vendendo latte, acqua, succhi di frutta, biscotti e altri alimenti e ha fatto rapidamente irruzione nei mercati latinoamericani e dell’Europa dell’Est. La sua base è ancora a Parma, la capitale del prosciutto e del parmigiano e nota come la “capitale italiana del cibo”. Ironicamente, dopo una lite tra il governo Berlusconi e l'Unione Europea, Parma è stata selezionata recentemente, per divenire sede della Commissione di controllo alimentare dell'UE.

Ma la città è anche al centro della cosiddetta “cintura rossa” d’Italia, con una lunga storia di lotte operie. Un funzionario sindacale della Cisl di Parma, Angelo Peracchi, ha spiegato dopo una riunione sindacale tenutasi appositamente per discutere dell’evento dell’anno, che i lavoratori sono disposti a lottare. “Ci sono intere famiglie che lavorano qui…molti temono di aver perso i loro risparmi anche perché la compagnia e le banche locali li incoraggiavano ad investire nelle azioni della Parmalat…La forze lavoro qui è molto sindacalizzata.” Non ci sono ancora dettagli su come e quale azioni condurre, eccetto una denuncia contro la gestione aziendale per i danni che ha causato. I consumatori ed i piccoli investitori stanno organizzando dimostrazioni sotto la sede dell'ufficio del Primo Ministro e della Banca dell'Italia per il 21 gennaio. Ma c’è bisogno di più che questo. I lavoratori e le loro organizzazioni dovrebbero organizzare una campagna di lotta per la richiesta di nazionalizzazione immediata (senza indennizzo) della Parmalat ed un programma di azione industriale su scala internazionale e locale.

Governo assediato

I lavoratori italiani attualmente sono coinvolti in numerosi scioperi, ma c’è bisogno di una offensiva generalizzata contro il governo. L'economia è in crisi anche senza la Parmalat e i salari non tengono il ritmo dell’inflazione. Le paghe di 6 milioni di italiani sono sotto il livello minimo di sussistenza. Il deficit finanziario è peggio, 12 miliardi di €uro che solamente l'anno scorso si è riusciti a mantenere all'interno del 3% del PIL ,stabilito dal trattato di Maastritch, con la vendita di beni statali e misure che non possono essere ripetute. Lo stesso governo di Silvio Berlusconi è sul punto di crollare. La crisi Parmalat potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso.

Parte della borghesia italiana che si è risentita per l’avventurismo con cui Berlusconi ha portato avanti la sua politica, ha preso il comando della macchina di governo, potrebbe usare questa crisi come un pretesto per muovere contro di lui. Lui Berlusconi era un “ignoto imprenditore” ed ora è l'uomo più ricco d’ Italia senza nessun piccolo riguardo per la trasparenza o la responsabilità delle sue azioni. Ma è preoccupato per le sue prospettive future. Spera di deviare le critiche a causa della riforma della legge italiana in relazione al falso in bilancio, che è stata fatta sotto sua insistenza e per sua propria protezione incoraggiando Tanzi ed i suoi complici ad eseguire la loro gigantesca frode.

In barba alle politiche del “libero mercato” e facendo appello alla Commissione europea per rinunciare alle regole sull’intervento statale, il governo di Berlusconi ha preso la Parmalat sotto la sua amministrazione e ha nominato Enrico Bondi, “un esperto”, per sostituire i dirigenti d'azienda imprigionati. Non solo 4,000 lavoratori della Parmalat sono in pericolo, ma il livello di sostentamento di almeno 5,000 caseifici in Italia. Il governo ha già effettuato due iniezioni di capitale: una di 25 milioni di euro e un altra di 50 milioni di euro, arrivando possibilmente ad una altra iniezione di 100 milioni di euro. Ha dato un periodo di sei mesi di tregua per vedere cosa accadrà.

Bondi ha rifiutato un'offerta da parte di Tanzi di rendere disponibili tutti i suoi beni personali, dicendo (correttamente) che non risolveranno il problema dei miliardi mancanti o il debito della compagnia di 13 miliardi di euro. Tanzi stesso ha ammesso di aver portato via 500 milioni di euro dalle sue casse e di averli utilizzati per l’azienda di turismo (di famiglia),la Parmatour.

Il governo Berlusconi sta tentando attualmente di introdurre un nuovo sistema di regolamentazione e soprintendenza finanziaria gestito proprio dal governo e non dalla Banca d'Italia. Tale misura non ha nessuna differenza rispetto al furto sociale e mondiale,condotto e diretto da Parma.

Come ha commentato un membro di Lotta per il socialismo (il CWI in Italia), nella vicina Modena non è solo una questione di regolamentazione e di controllo come tenta di spiegare agli italiani il Ministro dell’economia Tremonti ma “invece è il capitalismo stesso il vero responsabile perché è un sistema basato sulla legge del profitto e non sui bisogni delle persone.”

Ampie ripercussioni

La Commissione sulla sicurezza degli scambi (SEC), a New York, ha dichiarato che questo affare è «uno dei più grandi esempi di frode finanziaria di tutta la storia». Ha iniziato la sua propria indagine sul modo in cui l'impresa avesse contraffatto una lettera della Bank of America per fare credere che era stato accordato un prestito di 4 miliardi di dollari alla Parmalat. Un'indagine è in corso invece a proposito della vendita fittizia di latte in polvere a Cuba per una somma di 620 miliardi di dollari, vendita fittizia nella quale sono implicate un numero di banche «rispettabili».

Ci sono stati già altri scandali in Europa (Vivendi in Francia, Scania in Svezia, Ahold nei Paesi Bassi). La più grande impresa italiana, la Fiat lotta per la sua sopravvivenza dopo che una parte del suo patrimonio è stata sottratta dalla famiglia Agnelli. Rispetto alla Enron qualche mese fa, le cifre frodate da Tanzi & C. sono più limitate, ma l'affare Parmalat rischia di colpire il cuore della finanza internazionale.

Ma per i lavoratori della Parmalat e di tutte le industrie associate, in Italia e nel Mondo, l’unica soluzione è un lotta per cacciare gli oligarchi e i padroni dalle loro “imprese” e dalla società.

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