carovita, salari da fame, scuola e servizi massacrati

Sciopero generale

La vera faccia del governo Berlusconi si è chiaramente svelata. Spronato dalla Confindustria e dal padronato, sta innescando un'offensiva feroce contro i servizi pubblici, i salari e tutti i diritti lavorativi e democratici che abbiamo conquistato.

lotta

Berlusconi sa bene che se lottiamo tutti insieme saremmo capaci di respingere questi attacchi ed addiritura di spazzare via il governo, come è successo nel 1994.

È perciò che lui sta cercando di camuffare lo smantellamento dei servizi pubblici dietro la cosiddetta guerra ai ‘fannulloni’.

In realtà, il governo vuole fomentare una ‘guerra’ fra i lavoratori pubblici e privati per indebolirci e per meglio raggiungere il suo obiettivo di fare crescere i profitti del grande padronato a scapito dei lavoratori – dovunque lavorino.

Non cadiamo nella sua trappola!. I tagli drastici compresi nella ‘superfinanziaria’ di 15 miliardi di euro, distruggeranno non solo i posti di chi lavora nella pubblica amministrazione ma anche i servizi essenziali per tutti i lavoratori.

Sferrare un colpo di mannaia al settore pubblico non aumenterà la busta paga dei milioni di dipendenti e precari nel settore privato che non ce la fanno ad arrivare a fine mese.

Diamo una occhiata alla devastazione che affrontiamo:

La Scuola

Negli ultimi due anni sono stati soppressi 25.000 posti di lavoro nella scuola. Nei prossimi tre anni il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, ne vuole distruggere altri 120.000, pari quasi al 20% degli organici. Questo rappresenta un vero bagno di sangue che sicuramente danneggerà l'educazione degli studenti.

Al rientro a Bologna ci sono stati 196 posti in meno rispetto all'anno scorso. Nelle scuole elementari mancavano insegnanti d'inglese mentre nella scuola media l’orario è stato ridotto. Tutto questo prima della soppressione dei 1.500 posti prevista nei prossimi due anni.

Il ritorno al maestro unico nella primaria significherà un passo indietro agli anni 50. Il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, ha sputato la verità quando ha detto: “Certo con un maestro unico sbagliato si rischia di rovinare i ragazzi e quindi è meglio avere tanti insegnanti ma costa troppo”.

Questo governo è riuscito a trovare subito i soldi per finanziare la guerra che sta distruggendo l’Afghanistan mentre a casa propria, per mancanza di denaro, è pronto a rovinare la vita dei nostri ragazzi!

L'Università

Un massacro anche nell’università e la ricerca con tagli pesanti. L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha pubblicato recentemente un rapporto che comprende una stroncatura dell'università italiana. Tra il 1995 e il 2005, la spesa dello Stato per studente è cresciuta di meno del 5%, a confronto della media degli altri paesi Ocse del 35%. Adesso il governo vuole ridurre ancora di più questa cifra esigua!

La trasformazione delle università in fondazioni significa un altro passo verso la privatizzazione e la mercificazione della formazione.

La Sanità

Dal 1997 sono stati chiusi 288 ospedali - una riduzione di 82.231 posti letto. La finanziaria punta a maggiori tagli rivolti al personale sanitario. È vero che i ticket sono stati eliminati, ma se le Asl o gli ospedali superassero il budget sarebbero ‘automaticamente’ applicati i ticket a tutti, anche ai non esenti. Per di più, il governo coprirà solo la metà degli 834 milioni di euro persi in conseguenza dell'abolizione dei ticket. Così pagheremo sicuramente noi lo sconto con ulteriori tagli.

Ulteriori attacchi

Berlusconi si vanta di avere abolito l’Ici sulla prima casa ma quello che guadagniamo da un lato sarà cancellato dall'altro con la decurtazione dei servizi, mentre il ‘federalismo fiscale’ aprirà la strada ad ulteriori tasse locali.

Al tempo stesso, il governo e Confindustria puntano a ridurre il ruolo del contratto nazionale a scapito dei salari, colpendo soprattutto i lavoratori nelle piccole imprese - cioè la maggioranza.

I soldi ci sono

Non c'è altro rimedio? I soldi non ci sono? Balle! Dal 2003 al 2006 la produttività in Italia è cresciuta del 16,7%, ma di questa crescita solo il 13% è andato ai lavoratori, mentre l'87% è finito nelle tasche del padronato. Non c'è una mancanza di ricchezza - è solo che una minoranza straricca – il 10% della popolazione italiana - possiede il 45% della ricchezza totale.

Il 50%, invece, deve campare con meno di €1.900 al mese. Eppure il governo punta a rafforzare la precarietà, ad alzare ulteriormente l'età pensionabile ed a indebolire il contratto nazionale.

Il ministro dell’economia, Giuliano Tremonti, si traveste da Robin Hood, togliendo soldi ai ricchi (i petrolieri) per distribuirli ai poveri (i pensionati più bisognosi) . In realtà, sono pochi i soldi da distribuire e i petrolieri risponderanno sicuramente con un aumento dei prezzi.

Meglio nazionalizzare le grandi imprese e istituzioni finanziarie, così sarebbe possibile pianificare democraticamente l'economia ed utilizzare la ricchezza a beneficio della maggioranza della società. I politici si affrettano a nazionalizzare le istituzioni finanziarie come Bear Stairns, Northern Rock, Fanny Mae e Freddy Mac per salvaguardare i propri interessi. Perché non portare in mani pubbliche, sotto il controllo democratico dei lavoratori, le altre grandi imprese, non solo quelle fallite, per garantire un lavoro sicuro, salari e pensioni dignitosi, e servizi pubblici di alta qualità per tutti?

Uno sciopero generale

Già nella scuola le cose si muovono. Insegnanti, Ata, studenti e genitori dovrebbero unirsi in un forte movimento per respingere l'offensiva del governo. Ma non solo. Bisogna coinvolgere tutta l'amministrazione pubblica che è sotto agguato, nonché gli utenti dei servizi, compresi i lavoratori privati.

Questi subiscono già stipendi da fame e precarietà e vedono minacciati i propri posti di lavoro come in Alitalia, Telecom ed altrove - una situazione destinata a peggiorare vista la crisi economica che si sta aggravando.

Uno sciopero generale di 24 ore dovrebbe segnare l'inizio di una risposta unificata e decisa a tutti gli attacchi che affrontiamo e contro il governo Berlusconi.

Un’alternativa anti-capitalista

È chiaro che il sistema capitalista sta attraversando una grave crisi economica in Italia e anche a livello mondiale. Come sempre sono i lavoratori e la gente comune a farne la spesa.

La crisi dimostra palesemente la necessità di costruire un’alternativa politica che rappresenti i nostri propri interessi piuttosto che quei dei poteri forti; che contrasti non solo con la politica del Pdl, del Pd e degli altri partiti capitalisti, ma con il sistema stesso.

La lotta attuale ci fornisce l'opportunità di unire le forze anti-capitaliste, di estenderle e di gettare la base per la costruzione di un partito di massa dei lavoratori, dei movimenti e dei giovani, in grado di lottare per un sistema alternativo.

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