Gennaio 2009

Contro la guerra a Gaza
L’opposizione si costruisce anche in Israele

Traduzione della dichiarazione del Movimento Socialista di Lotta (Tnu`at Maavak Sotzyalisti / Harakat Nidal Eshteraki – CIL/CWI- Israele)

Migliaio di uccisi e migliaia di feriti.

Ma nessuna sicurezza per gli israeliani o i palestinesi

Con più di 1000 palestinesi uccisi, 4000 feriti, e 4 israeliani, ebrei e arabi, uccisi, è la più grande offensiva di tutti i tempi nei territori palestinesi. Solo nelle prime dieci ore dell'attacco decine di migliaia di tonnellate d'esplosivi si sono abbattuti su Gaza. Il governo e l'esercito israeliano erano consapevoli che i tiri di proiettili - di cui pochi sono veri missili – sarebbero aumentati in risposta all'attacco. Avevano addirittura previsto che il numero di lanci avrebbe raggiunto i 100 al giorno durante l' operazione. Come era prevedibile, l’offensiva semina la rabbia nell’intera regione ed esacerba la polarizzazione nazionale tra ebrei e arabi.

Le centinaia di uccisi di quest'ultimi giorni non porteranno la pace, ma più rabbia e più morti. Tnu'at Maavak Sozialisti (Comitato per un’internazionale dei lavoratori –Cil/Cwi- Israele) si è sempre opposto ai tiri di razzi Qassam e agli attentati contro le famiglie dei lavoratori e dei poveri in Israele, nei territori palestinesi e nel Medio Oriente. L' offensiva attuale non è affatto un'azione difensiva e non si prefigge di portare la pace ai residenti del sud d'Israele.

Come in occasione della seconda guerra del Libano, nel 2006, alla quale ci siamo anche opposti, non si tratta soltanto di un'assenza di soluzione, ma anche di un'esacerbazione dei problemi. Il governo attuale è responsabile dell'escalazione di violenza attuale e delle sue conseguenze. Quest'offensiva non porterà nessuna soluzione e dimostra, ancora una volta, che il principale pericolo per la sicurezza degli abitanti d’Israele e della regione, proviene dalla classe dirigente israeliana.

Lo scopo della guerra

Il vero scopo dell'offensiva non è di riportare la calma, come non lo era durante l'operazione " inverno caldo" nel febbraio 2008 o in occasione della precedente guerra di Gaza (l' operazione " Pioggia d’estate") condotta parallelamente alla seconda guerra del Libano. Ci eravamo anche opposti a questi attacchi che hanno contabilizzato 550 morti.

Oggi come allora, la guerra è soltanto la prolungazione della politica del governo israeliano con mezzi militari. Lo scopo dell'attacco non è di porre fine ai lanci di proiettili, ma di destabilizzare il governo di Hamas nella striscia di Gaza, dando l'impressione che il governo s’impegna a trovare una soluzione ai lanci di proiettili. Per l'elite israeliana, i giochi di prestigio nei confronti dell’Hamas sono più importanti che la sicurezza degli abitanti del sud d' Israele che sono utilizzati come ostaggi.

Tutto ciò si effettua sotto la cupola delle prossime elezioni in Israele e la transizione di governi negli Stati Uniti. Si tratta anche di un tentativo di sfarsi dell’immagine di sconfitta del governo dopo la seconda guerra del Libano. Allo stesso tempo, ciò dimostra la determinazione dell'elite ad ingaggiarsi in un'altro confronto sanguinoso con l'Iran e l’Hezbollah.

Una guerra prima delle elezioni è una tattica classica usata dai governi in fallimento. Questo governo è stato implicato in operazioni militari sanguinose e di grande ampiezza. Lancia ora un'altra operazione militare concepita per salvare “Kadima” e “Avodah” del loro crollo nei sondaggi, compromettendo la sicurezza degli abitanti della striscia di Gaza, di Sderot, d'Ashkelon, di Netivot, e delle altre città della zona.

Il milionario ministro della sicurezza Barak ha già annunciato che ha fermato la sua campagna elettorale, perché lui sa perfettamente che la campagna militare forgia la sua campagna elettorale. Tutte i partiti dell’establishment beneficeranno a breve termine del prestigio dell’operazione militare, sfruttata anche per deviare l’attenzione dalla crisi economica mondiale. Nessun partito della classe dirigente, tutti sostenitori del capitalismo, hanno una soluzione capace di garantire lavoro e qualità di vita alle popolazioni.

L' operazione militare ha ricevuto come al solito un nome cinico - “Piombo Fuso” che proviene da una canzone di Hanukah - come se alcuni degli esponenti dell’elite israeliana non vedessero in quest'operazione molto più di un gioco o di un'avventura. Quest'avventura militare ha già costato un duro prezzo in vite umane - fin dalle prime ore, il numero di morti ha superato quello degli Israeliani uccisi da tutti i proiettili lanciati dalla striscia di Gaza finora.

Purtroppo, quest'avventura non è finita. Il governo rifiuta ogni tregua e non esclude di aprire un altro fronte contro l’Hezbollah in Libano. Tutti i riservisti sono stati mobilitati da decreti d’emergenza. L'offensiva si urterà senz’altro a nuove difficoltà e non farà che peggiorare i problemi nel Medio Oriente. Come Barak lo ha dichiarato: " Non sarà facile, e non sarà di breve durata."

Il governo ha sabotato la tregua

Il governo israeliano ha rifiutato di rafforzare la “tregua” e di trasformarla in un vero cessate il fuoco. Questo avrebbe almeno migliorato la vita quotidiana dei israeliani e dei palestinesi. Al contrario, durante i mesi della tregua, il governo è andato avanti con le sue azioni provocatrici - come ad esempio il 4 novembre, giorno delle elezioni negli Stati Uniti, nel quale ci sono stati bombardamenti aeri.

Come Barak lo dice ora, l'operazione militare è stata preparata in ogni dettaglio durante questi mesi di tregua. In Cisgiordania e nella striscia di Gaza, le operazioni militari sono continuate. Il governo si è rifiutato di procedere ad uno scambio completo dei prigionieri, che avrebbe potuto anche rendere il soldato prigioniero Shalit alla sua famiglia.

Nel corso del periodo di “tregua”, l’assedio economico e militare della striscia di Gaza è stato mantenuto, con la collaborazione delle grandi potenze, dell' Egitto, del Fatah e del resto dei regimi della Lega Araba. La maggior parte protesta ora ipocritamente contro questa strage. Abbas (Abu-Mazen) ed il regime dittatoriale di Mubarak in Egitto hanno anche superato gli altri dirigenti arabi dando un appoggio implicito a l'attacco in un modo molto più chiaro che all’inizio della seconda guerra in Libano. Il ministro degli esteri israeliano, Livni, è stato, addirittura, invitato ad una visita speciale al Cairo due giorni prima della guerra.

Questa collaborazione esaspera le masse arabe nel Medio Oriente. Contribuisce all’incremento dell’odio nei confronti dei regimi corrotti della Lega Araba che, come il regime corrotto d’Israele, non agiscono negli interessi dei lavoratori e delle masse povere, ma li sfrutta e li reprime. La rabbia che sta scoppiando, ora potrebbe fare precipitare versi la sua fine il regime indebolito di Mubarak in Egitto ed indebolire ancora di più Abbas che appare come il burattino del governo israeliano.

La nuova situazione fa dei negoziati di Annapolis una farsa ancora più grottesca. Questi negoziati di pace sono stati sospesi a causa della guerra e non sono mai stati presi seriamente, che sia in Israele, nei territori palestinesi o nel resto del mondo.

L’elezione di Hamas

Dal ritiro degli insediamenti e dell'esercito dalla striscia di Gaza nel 2005, l'elite israeliana ha continuato in pratica a dominare il territorio come se fosse una gigantesca prigione. Dopo la vittoria dell’Hamas alle elezioni del Consiglio legislativo palestinese, l'elite israeliana aveva aumentato i suoi attacchi contro gli abitanti con il sostegno delle grandi potenze. Hamas aveva vinto le elezioni grazie alla rabbia che esiste contro i leader corrotti del Fatah ed al fallimento delle organizzazioni palestinesi, che, nel passato si definivano come socialiste.

Hamas è, naturalmente, ben distante da un movimento socialista ed è anche una barriera alla lotta per la liberazione nazionale delle masse palestinesi, poiché non propone nessuna strategia né soluzione ai problemi che affrontano le masse palestinesi. Hamas è incapace di costruirsi un sostegno fra i lavoratori ed i poveri israeliani. Tuttavia, Hamas si é rafforzato a causa della corruzione e del tradimento del Fatah nonché grazie alle azioni del governo israeliano. La maggioranza dei palestinesi, come degli israeliani, ne ha abbastanza dei grandi partiti politici attuali e c'è un urgente bisogno di un'alternativa.

Appena prima della guerra, il governo israeliano aveva preso la crisi umanitaria sotto la sua responsabilità e aveva temporaneamente aperto le frontiere al traffico controllato dei prodotti alimentari e delle medicine. I generali ed i politici di tutti i partiti dirigenti giustificano la politica di punizione collettiva contro gli abitanti della striscia di Gaza come una risposta ai lanci di razzi contro gli abitanti israeliani delle città frontalieri. Ma è un auto-giustificazione completamente ipocrita. Lo stesso governo e gli stessi soldati giocano con le paure, le preoccupazioni e lo sconforto di chi vive nel Negev occidentale, propongono solo un deterioramento del problema ed un ampliamento del conflitto.

Il prezzo del conflitto è pagato dalla massa delle famiglie dei lavoratori e dei poveri palestinesi ed israeliani, e non dall’elite dei dirigenti che traggono di solito vantaggio dal conflitto nazionale. I lanci di proiettili sono solo il sintomo di una situazione per la quale il principale responsabile è la classe dirigente israeliana. Il numero di vittime da entrambi lati, testimonia ogni anno dell’asimmetria del conflitto per la terra.

Per anni, la politica governativa israeliana aveva imposto un'occupazione ed un'oppressione sistematica delle masse palestinesi con tutti i mezzi disponibili, inclusi demolizioni, carestia e massacri. Nel corso degli ultimi mesi, il governo ha scelto di privare gli abitanti della striscia di Gaza del minimo necessario alla sopravivenza buttando la popolazione nella povertà completa senza cibo né medicine né elettricità. Naturalmente, questa situazione incrementa l’opposizione. Finché ci sarà un'oppressione nazionale, il conflitto nazionale e la strage continueranno.

Il conflitto è in ultima analisi un problema sociale

Ci sono organismi religiosi di destra palestinesi, come Hamas, che provano a fare concorrenza ad Israele nel massacro di civili, anche se ad una scala inferiore a ciò di cui è capace il governo israeliano, per dare l'impressione che conducono una lotta contro quest'attacchi. In realtà, i lanci di razzi sono semplicemente un metodo di vendetta che, a causa della disperazione e della fame, ottiene a volte un sostegno fra i palestinesi.

I lanci di razzi sono certamente incapaci di sconfiggere la politica dell’assedio (a differenza di l'evasione di massa dalla frontiera egiziana) o di indebolire l'oppressione militare. I lanci di proiettili nuocono solamente i civili delle città alla frontiera della striscia di Gaza. È un regalo politico fatto alla classe capitalista israeliana che usa tradizionalmente il conflitto nazionale e la questione della sicurezza nello scopo d'aumentare il suo sostegno. Lo stesso sostegno aveva stato cronicamente indebolito a causa dei continui attacchi economici sui lavoratori ed i poveri in Israele e dei problemi sociali che ne risultano.

Questa é la ragione per la quale la propaganda del establishment si sforza di creare una separazione artificiale tra i problemi sociali e quello della sicurezza. Ma il conflitto israelo-palestinese è un problema sociale bollente, e non si può contare sui partiti che conducono gli attacchi anti-sociali per risolverlo né per risolvere il conflitto nazionale.

Questo spiega anche perche tutti i partiti dell’establishment (maggioranza ed opposizione) lavorano fianco a fianco durante un tempo di guerra e non propongono nulla come alternativa. I partiti della cosiddetta opposizione partecipano ad una coalizione allargata. Per questo, è stato possibile vedere Benjamin Netanyahu del Likud ed Haim Oron de Meretz parlare di una stessa voce.

Meretz, che si descrive come un elemento dello “Campo della pace”, ha richiesto un'azione a Gaza anche prima della guerra, come aveva all'epoca sostenuto la seconda guerra del Libano. Con lo scopo di prendere voti ai partito laburista, Meretz continua a compiere il suo ruolo storico, sostenendo una politica governativa distruttiva e nociva per gli ebrei e gli arabi.

Un’alternativa socialista

La sicurezza degli ebrei israeliani non potrà mai essere realizzata a spese della sicurezza delle altre popolazioni della regione. I lavoratori e le masse povere, ebrei come palestinesi, condividono gli stessi interessi e le stesse aspirazioni per una reale sicurezza così come ad una pace sostenibile. Per fermare i bombardamenti e tutti i metodi d'oppressione utilizzati contro le masse palestinesi, occorre un ampio movimento sociale sul territorio per combatterli e avanzare un'alternativa alla guerra permanente ed ai bagni di sangue interminabili. Le organizzazioni operaie, tra cui Histadrut, devono contribuire alla costruzione di tale movimento, nell'interesse generale dei poveri e dei lavoratori.

La mancanza di tale movimento, un movimento dei poveri e dei lavoratori solido, un ampio movimento socialista composto dai lavoratori ebrei ed arabi, in Israele come nei territori palestinesi, fa che le famiglie dei lavoratori e dei poveri siano vittime degli eventi sui quali non hanno nessun controllo. Attualmente, la classe lavoratrice non è realmente organizzata. Se la popolazione fosse organizzata in un tale movimento, la maggioranza dell'opinione pubblica ebrea-israeliana non sarebbe disperata al punto da accettare le presunte proposte di “sicurezza” del governo. Il fatto che la maggioranza le sostiene è dovuto al fatto che non c’è risposta alla domanda: “Cosa si può fare da adesso per migliorare la situazione?” Il governo avrebbe potuto fare molte altre cose, ma ha scelto l’offensivo armato.

Se ci fosse un movimento socialista ampio ed organizzato, sarebbe stato possibile forzare il governo ad instaurare una reale tregua, fare cessare l’assedio e l'oppressione della popolazione palestinese, ed a procedere ad uno scambio completo di prigionieri. Un ampio movimento socialista dovrebbe costituirsi tanto nei territori palestinesi che in Israele, per offrire una vera alternativa ai partiti capitalisti esistenti e per condurre una lotta per finire la guerra e tutti gli atti d'aggressione contro le masse palestinesi da parte del governo israeliano.

Come sostruire il movimento

A causa della mancanza di un ampio movimento socialista in grado di unire gli ebrei e gli arabi in Israele e nei territori palestinesi, altre forze politiche che non hanno nulla da offrire tranne un'intensificazione del conflitto si rafforzeranno, come si è già verificato in questi ultimi anni. Tuttavia, ci sono misure urgenti che possono e devono essere adottate per stabilire la base per la costruzione di tale movimento. Il movimento anti-guerra deve essere allargato e adottare rivendicazione per una soluzione alternativa capace di portare pace e sicurezza ai palestinesi ed agli israeliani.

Le manifestazioni comuni degli ebrei e degli arabi contro la guerra devono essere rafforzate, con un'opposizione implacabile a qualsiasi forma di repressione delle manifestazioni o proteste, con un sostegno al diritto all'autodifesa dei manifestanti attaccati, e con un'opposizione chiara agli provocatori ed alle altre forze che tentano di deviare la lotta contro la popolazione stessa.

Un'altra misura da adottare è di avvivare una discussione sull'offensiva militare israeliana e le sue conseguenze in tutte le organizzazioni operaie e studentesche, nelle comunità e in tutte le formazioni che lottano per un cambiamento sociale e per la difesa dei lavoratori e dei poveri - incluso “Città per tutti ” a Tel Aviv e l'organizzazione “Potere ai lavoratori”. È importante che in queste riunioni, la discussione coinvolga lavoratori e attivisti ebrei ed arabi, per arrivare ad un'analisi comune della situazione attuale, per trovare soluzioni comuni, organizzando l'allargamento delle proteste contro la guerra e, per quanto possibile, diffondendo la condanna pubblica contro la guerra.

Il gruppo " Kol Akher" (L'altra voce), che è stato creato da decine di residenti israeliani e palestinesi del Négev occidentale e della striscia di Gaza, mostra ciò che i residenti possono fare, ancora prima che un movimento sociale largo sia stabilito, ed il potenziale di costruire tale movimento. Questo gruppo sta ora conducendo una campagna per una nuova tregua e contro la guerra, e centinaia di residenti del Sud d’Israele hanno già firmato la loro petizione. Il gruppo organizza discussioni dirette tra israeliani e palestinesi, cosa che è particolarmente significativa visto il livello d'incitamento all’odio ed alla divisione alimentate dai canali d'informazione ufficiali.

Lo scopo delle discussioni dirette è di arrivare ad una comprensione degli interessi comuni, ed a trovare una soluzione sana. Il gruppo degli " Combattenti per Pace" (che raccoglie ex-soldati e palestinesi che hanno preso una parte diretta nella lotta contro l'occupazione), organizza anche riunioni e dibattiti simili. Un movimento socialista ampio potrebbe fare avanzare la discussione ad una scala molto più ampia, nel quadro di comitati di pace e di riconciliazione, e potrebbe aprire discussioni formali sulle questioni di sicurezza e “sulle questioni-chiavi” del conflitto.

Sia in Israele che nei territori palestinesi, c'è il bisogno urgente di ampi partiti socialisti per la classe operaia e i poveri che possano dirigere un tale movimento, come parte integrante della lotta per rovesciare il capitalismo in Israele, nei territori palestinesi e nel Medio Oriente e per stabilire un Israele socialista –a canto ad una Palestina socialista indipendente, che si integrerebbero in una federazione democratica e socialista della regione.

La repressione delle manifestazioni contro la guerra

Molte manifestazioni contro la guerra si sono svolte in molte città in Israele, in Cisgiordania e nel Medio Oriente, alcune con partecipazioni massicce. Nella striscia di Gaza, i manifestanti sono riusciti nuovamente ad aprire una breccia nella frontiera con l'Egitto nel tentativo giustificato di rompere l’assedio, ma hanno incontrato gli spari delle guardie frontalieri Egiziani. Il Comitato Supremo Arabo in Israele ha chiamato ad uno sciopero commerciale ed uno sciopero simile è stato chiamato anche in Cisgiordania. Manifestazioni in Cisgiordania ed a Gerusalemme sono state ferocemente represse. In periodo di guerra, la polizia ed i soldati aumentano i loro mezzi di repressione: nel paese di Ni lin in Cisgiordania, ad esempio, due manifestanti sono stati uccisi. In tutte le università israeliane, i manifestanti sono stati sgomberati dalla polizia antisommossa.

La repressione delle manifestazioni è accompagnata d'incitamenti intensivi anti-arabo nei mass media dell’establishment, che sostengono la repressione e descrivono le manifestazioni come un attacco all'ordine pubblico. L’intera classe dirigente è decisa a fare tacere l'opposizione e le proteste. L’estrema destra si rialza e, con questa, gli appelli razzisti per attaccare i diritti democratici dei cittadini palestinesi in Israele.

In questo ambiente stramilitarista, c’è una pressione sulle lotte dei lavoratori. Il comitato dei lavoratori del “Israeli Electric Corporation”, ad esempio, ha sospeso la lotta dei lavoratori contro gli attacchi che hanno seguito l'inizio della guerra.

A Tel Aviv centinaia di militanti ebrei ed arabi - che comprendono membri di Tnu'at Maavak Sotzyalisti - hanno manifestato davanti al ministero della sicurezza. I nostri compagni gridavano degli slogan come " Barak: ministro della sicurezza, non comprerai la legge con il sangue" , " Ebrei e Arabi rifiutano di essere nemici" , " Si versa il sangue per il prestigio dei ministri" , " Nessuna pace, nessuna sicurezza, smantellano la legge del Capitale" , " Soldi per gli studi e il lavoro non per la guerra o l’occupazione”, " Il governo ha creato il disastro di Gaza e di Ashkelon" , " A Gaza ed a Sderot, i bambini vogliono vivere" , " Basta con muri e ripari - dialoghi tra residenti" , ed altri ancora.

La conferenza socialismo 2008, organizzata da noi un giorno prima del l' attacco, è stato seguita da decine di partecipanti, tra cui abitanti del Negev occidentale nonché dirigenti di primo piano delle recenti lotte dei lavoratori. In occasione di questa riunione, abbiamo messo in avanti il pericoli della politica di sicurezza dei partiti del governo e della classe capitalista ed abbiamo anche chiarito il fatto che non si può avere nessuna fiducia nei partiti che non procurano sicurezza economica per procurare sicurezza in caso di guerra e di terrore. Le leggi del capitale non porteranno una vera pace o una vera sicurezza. In occasione di questa riunione, l' organizzazione ha espresso la sua solidarietà con le famiglie ebree ed arabe che subiscono questa situazione, a Sderot, a Ashkelon, nella striscia di Gaza e nelle altre città a prossimità.

I giornali riportano già la rabbia crescente della gente nel Negev occidentale riguardo le condizioni di vite precarie. In modo comparabile all'atmosfera che ha accompagnato la seconda guerra del Libano, l'onda nazionalistica diminuirà, man mano che la gente si renderà conto che sono manipolati. Ma senza un ampio movimento socialista capace di proporre un'alternativa politica, c’è anche la possibilità che i populisti di destra come Lieberman riescono a sfruttare la rabbia contro l'elite israeliana ed uscire rafforzati alle elezioni. Ciò sarebbe, naturalmente, un vero pericolo, ed è un'altra ragione per la quale abbiamo la necessità imperativa di costruire un tale movimento.

  • Fine immediata dei bombardamenti e delle operazioni militari nella striscia di Gaza, con una piena compensazione finanziaria del governo israeliano alle famiglie delle vittime dei due lati della frontiera
  • Fine dell’assedio economico e finanziario della striscia di Gaza e fine di tutte le operazioni militari nei territori palestinesi, stop ai tiri di razzo contro gli abitanti del Sud di Israele
  • Aumento delle manifestazioni comuni degli arabi e degli ebrei contro la guerra a Gaza, contro le divisioni nazionali, contro il conflitto e l’estrema destra
  • Fine della repressione poliziotta e militare contro il diritto di manifestare e fine alle incitazioni anti-arabe, nazionalisti e razzisti.
  • Per la costruzione di organizzazioni indipendenti dei lavoratori e delle masse povere in tutto il Medio Oriente capaci di difendere sia i lavoratori che i poveri e condurre la lotta contro l'oppressione, il capitalismo e l'imperialismo.
  • Per lotte unite dei lavoratori e dei poveri per rovesciare i regimi capitalisti in Israele e nei paesi arabi. Per governi dei lavoratori e delle masse povere nel Medio Oriente che possono porre fine al ciclo di violenza e risolvere i problemi della gente. Ciò significa una lotta per una per un Medio Oriente democratico e socialista.

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