Marzo 2009

Basta violenza sulle donne

I recenti stupri a Roma e a Bologna hanno rimesso in rilievo il problema capillare della violenza contro le donne. Oltre 14 milioni di donne subiranno abusi nel percorso della loro vita - il 65% della popolazione femminile. Purtroppo, la strumentalizzazione da parte del governo, e anche dell'estrema destra, serve a mascherare e stravolgere il vero carattere di questo enorme problema, impedendo così l'attuazione di misure che potrebbero realmente aiutare il suo combattimento.

Il governo, in effetti, cerca di trasformare i problemi sociali in problemi di ordine pubblico, proponendo scorciatoie repressive ‘d’emergenza’ che, in apparenza, sembrerebbero affrontare la violenza ma, in realtà, risolveranno poco o niente. Anzi potrebbero addirittura peggiorare la situazione.

Lo stupratore conosciuto

Il 70% degli stupri non sono perpetrati per la strada da uomini sconosciuti ma in ambito familiare dai partner delle donne stesse. Quando, in modo populista, i leader della Lega propongono la castrazione chimica per gli stupratori, immaginiamo che non abbiano in mente i milioni di italiani che violentano le loro compagne dentro le mura domestiche!

Le ronde, la militarizzazione delle città, la caccia agli immigrati, non faranno nulla per aiutare le milioni di donne che ogni giorno subiscono violenza ed abusi spesso senza parlarne con nessuno.

Una questione di potere

La violenza contro le donne deriva dall'idea ‘tradizionale’ che le donne sono subalterne, oggetti sessuali e proprietà degli uomini i quali hanno il diritto di esercitare il proprio potere su di loro. Le ronde, composte da uomini ‘forti’ che proteggeranno le donne ‘deboli’ rafforza questa nozione arretrata di mascolinità e femminilità. Senza parlare dei commenti maschilisti e superficiali di Berlusconi riguardanti le ‘belle donne’!

Secondo il decreto sulla sicurezza saranno gli ex poliziotti e soldati a pattugliare nelle ronde. Eppure indagini realizzate in Francia e in Inghilterra hanno rilevato che sono proprio gli uomini di queste due categorie in testa alla graduatoria di coloro che usano la violenza sulle donne! In questo senso le ronde potrebbero essere deleterie non solo per immigrati innocenti ma anche per le donne stesse!

L’ipocrisia governativa

La violenza sulle donne è un problema trasversale che riguarda ogni classe sociale, gruppo etnico, cultura o religione. Tuttavia, è chiaro che la situazione economica e sociale può condizionare la capacità delle donne di allontanarsi o rifugiarsi dalla violenza.

Questo governo, come quello precedente, ha tagliato con l'accetta i servizi pubblici mirati ad aiutare le donne che patiscono abuso. Il governo assicura ipocritamente di affrontare la violenza sessuale mentre la Finanziara del 2009 ha cancellato €20 milioni destinati al piano antiviolenza. Le case rifugio risentono dei tagli agli enti locali mentre la scarsità di asili nido scalza la possibilità per le donne di trovare un lavoro e l'indipendenza economica necessaria per sfuggire al rapporto di abuso.

In conseguenza della povertà e della paura generata da questo governo autoritario e razzista, la situazione per la donna immigrata abusata è spesso molto pericolosa. E, a che giova parlare di sicurezza delle strade se le giovani donne sono costrette a tornare a casa a piedi a causa della mancanza di trasporto pubblico, percorrendo vie poco illuminate nel nome del risparmio sulla spesa dell'amministrazione pubblica?

Organizziamoci

Bisogna unirsi, donne e uomini, per resistere allo smantellamento dei servizi locali e per richiedere più risorse destinate alle donne che subiscono violenza, cioè:

  • Una rete diffusa di strutture di accoglienza e di case rifugio.

  • Aumento dei servizi specialistici

  • Accesso agli strumenti di tutela civile e penale

  • Misure per realizzare l'autonomia finanziaria delle donne – acceso al lavoro, salario minimo dignitoso, asili nido.

  • Illuminazione sufficiente delle strade e trasporto notturno sicuro a prezzi accessibili.

Al tempo stesso occorre organizzare una campagna a vasto raggio di informazione, sensibilizzazione e formazione puntata a sfatare i miti e le falsità che circondano la questione della violenza sulle donne, alimentate dal governo stesso, nonché mirata a produrre un cambiamento negli atteggiamenti nei confronti delle donne.

L’anticapitalismo

Va riconosciuto, però, che viviamo in un sistema economico che favorisce l'arricchimento dei banchieri, degli speculatori e del grande padronato a scapito dei bisogni della gente comune; un sistema palesemente fallimentare come testimonia la crisi economica in atto. Il capitalismo è fondato sulla disuguaglianza di classe e di genere. Il padronato sfrutta una manodopera femminile che guadagna in media €4.000 all'anno di meno degli uomini. All'interno della famiglia e nei rapporti donna uomo, la donna rimane economicamente svantaggiata e subalterna, oltre che incaricata della cura familiare.

Benché gli atteggiamenti sociali riguardanti le donne siano evoluti, le immagini culturali continuano a svalorizzarle, rappresentandole come oggetti sessuali, negando la loro individualità e rafforzando così le idee arretrate che stanno alla base della violenza di genere.

Finché questo sistema ingiusto e disuguale durerà, una vera soluzione alla violenza contro le donne non sarà possibile. Per gettare la base per l'eliminazione della violenza di genere è necessario prendere il problema alla radice attraverso un cambiamento strutturale della società che porti alla realizzazione di un sistema fondato sull'uguaglianza e la cooperazione economica e sociale .

I fatti in Italia

  • Più di 14 milioni di donne hanno subito abusi nella loro vita
  • 1 su 3 non parla della violenza con nessuno
  • Il 95% delle violenze subite non viene denunciato
  • Il 70% degli stupri viene perpetrato dai partner
  • Il 60% degli stupri è opera di italiani

Cos'è Lotta?

Lotta e il gruppo italiano dell'organizzazione anticapitalista internazionale Cil/Cwi. Presente in quasi 40 paesi di tutti i continenti, il Cil/Cwi lotta contro l’ingiustizia e per un cambiamento radicale della società.

In tutti i paesi dove siamo presenti lottiamo contro la discriminazione di genere e a favore dei diritti delle donne. In Inghilterra, per esempio, nel 1992, avviamo la Campagna contro la Violenza sulle Donne, una campagna ampia che lotta per la sensibilizzazione, i cambiamenti legali, un miglioramento dei servizi per le donne in fuga dalla violenza e per l'autonomia economica. www.cadv.org.uk

In Svezia abbiamo lanciato una campagna nelle scuole contro l'abuso verbale delle ragazze e contro gli stupri, mentre in Polonia facciamo campagna per il diritto all'aborto. In Nigeria, Pakistan e India i nostri membri lottano contro l'oppressione economica, culturale e religiosa delle donne, rischiando addirittura le proprie vite.

Riteniamo importante la centralità delle organizzazioni della classe lavoratrice nell'unire le donne e gli uomini contro la violenza e la discriminazione e per trasformare il sistema capitalista.

Il nostro obiettivo è la costruzione di un sistema socialista, libero da disuguaglianza, discriminazione, ingiustizia, povertà, violenza e inquinamento del pianeta.

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